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Se al tavolo dei relatori l’intervento di Carlo Petrini non poteva certamente passare inosservato (dopotutto era l’ospite d’onore e meritava un ruolo da protagonista), meno si è detto degli altri intervenuti, che hanno contribuito a dare informazioni importanti per spiegare al pubblico il significato della cerimonia a cui stavano assistendo. Il primo da menzionare è dunque Giancarlo Montaldo, giornalista, importante firma della rivista Barolo e Co ed ex sindaco di Barbaresco, grande conoscitore dei vini di Langa. A lui era stato affidato a inizio cerimonia il compito di ricordare alcune figure importanti del mondo del Barolo, che da poco ci hanno lasciato.

«Voglio parlare di Beppe Rinaldi – ha esordito – per il rispetto che aveva nei confronti del lavoro delle generazioni precedenti. Con il suo modo di essere, spesso passionale, si è speso con energia per le lotte che riteneva giuste. Credo che al Barolo mancherà un uomo che ha sempre saputo aiutare i produttori a restare con i piedi per terra. Anche Beppe Colla è stato un illuminato del vino albese. Fu tra i primi a credere nell’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba, ed a pensare che vino e cucina potessero essere alleati straordinari. Aveva anche un bel rapporto con gli altri viticoltori, che considerava amici, e fu tra i primi a convincerli a fare il diradamento in vigna. Infine ricordo Gigi Rosso, uomo del fare, sempre indaffarato, che ha dato tanto per il Barolo, ma che si è speso anche molto per il Dolcetto di Diano d’Alba».

Anche Federico Scarzello ha voluto ricordare una persona che ha fatto tantissimo per trasformare la cantina comunale di Barolo in un’Enoteca Regionale. «Quell’uomo era Walter Mazzocchi, un uomo pragmatico, ma anche di grandissima dedizione. Diceva sempre “si fa quello che serve”, e così facendo si è dedicato al territorio intero».